Anita e Stefano

La storia d’amore tra Anita e Stefano era cominciata per caso, con leggerezza.
Due personalità complesse ed intriganti, difficili da decifrare.
Anita, riservata, elegante e bellissima.
Dotata di un’intelligenza viva spesso offuscata da mancanza di autostima.
Stefano, affascinante, sfacciato e arrogante.
Un uomo perspicace ed ambizioso, capace di gestire con distacco le relazioni.
Prima di presentarsi ufficialmente Anita sapeva già chi fosse Stefano.
Lui invece ne ignorava l’esistenza.
Eppure tutti i giorni frequentavano lo stesso posto senza mai incontrarsi.
Poi un giorno Stefano cambiò reparto ed incrociò Anita e da quell'incontro le loro vite cambiarono.
Profumo di vaniglia e pelle ambrata furono le prime cose che notò di lei.
Non si scompose e non la guardò a lungo, ma la fragranza avvertita lo accompagnò per tutto il giorno.
Anita invece trattenne il respiro fino a quando non furono abbastanza distanti per appoggiarsi al muro e placare l’emozione.
Si rese conto solo in quell’istante che la sua infatuazione stava cambiando forma.
Stefano, da sempre ammaliato dalle donne attraenti, trovò il modo di rivederla.
Le occasioni divennero sempre più frequenti e ricercate: un susseguirsi di aperitivi, cene, mostre e gite fuori porta.
Entrambi sembravano disinteressati nell’impegnarsi seriamente, ma mentre per Stefano era la verità, per Anita no.
Si sentiva sempre più coinvolta in una relazione che la catturava completamente.
Non c’era più nessun confine e questo la faceva sentire indifesa.
Capitava spesso che lei rimanesse a dormire da lui, ma non lasciava mai qualcosa di personale, come un indumento o lo spazzolino, e Stefano non glielo aveva mai proposto.
Una mattina al risveglio, Anita decise che era giunto il momento di delineare un confine, o almeno fare un tentativo.
Durante la colazione catturò l'attenzione di Stefano attaccando un discorso con tono deciso:

“Te lo giuro, questa volta non cedo. 
Ti assicuro che se oggi mi chiedono di fare del lavoro extra dico NO. 
Risponderò in maniera concisa, poche parole, quelle essenziali, senza giustificazioni.
Mi sono stancata di passare ore in ufficio senza ricevere la giusta gratificazione. 
E non sto parlando solo di sentire elogi sulle mie capacità, mi riferisco anche ad uno stipendio adeguato alla mia qualifica. 
E’ un controsenso lavorare tanto e guadagnare una miseria. 
La tua risata non mi è certo di aiuto! 
Anch’io sono capace di farmi rispettare sai?
Dovresti sostenermi e non deridermi!”

La mattina stessa Anita giunse in ditta decisa a mettere in pratica i buoni propositi.
Il periodo che stava vivendo era davvero delicato: amore e lavoro parevano non decollare.
Il sentimento che provava per Stefano era sempre più forte, ma lui sembrava non essere così coinvolto.
Professionalmente era piuttosto competente ma non riusciva ad emergere.
Spesso doveva svolgere mansioni non consone alla sua preparazione e questo la frustrava.
In realtà ciò che la avviliva maggiormente era la consapevolezza di non riuscire ad opporsi.
Qualsiasi mandato le venisse affidato non era capace di rifiutarlo.
Subiva la sua insicurezza e le sue relazioni ne risentivano di conseguenza.
Queste riflessioni l’avevano talmente distratta che non si era accorta dell’ingresso del grande capo in ufficio.
Trovò il contesto singolare e disarmante. Non era mai venuto nella sua divisione.
Guardandola fissa negli occhi, le appoggiò sulla scrivania un plico di pratiche da sbrigare entro sera.
Le ribadì che non esistevano proroghe e che il lavoro andava completato, anche passando la nottata in ufficio.
Avrebbe verificato lui stesso la chiusura dei fascicoli.
In battuta le disse: “Potrebbe non essere poi così male!” e strizzando l’occhio se andò sorridendo.

- Anita, 27 anni, impiegata nel settore farmaceutico

- Stefano, 49 anni, amministratore delegato di quell’azienda farmaceutica.

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